Il Libro rosso: Liber Novus by Carl Gustav Jung

Il Libro rosso: Liber Novus by Carl Gustav Jung

autore:Carl Gustav Jung
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2014-04-29T22:00:00+00:00


Il mago259

[IF, 139]

Cap. XXI

{1} [1] Dopo lunghe ricerche, ho trovato260 la casetta in campagna che ha davanti una grande aiuola di tulipani in fiore e in cui abitano il mago ΦΙΛΗΜΩΝ [Philemon] e sua moglie BΑΥKΙΣ [Baukis].261 ΦΙΛΗΜΩΝ è un mago che, pur non essendo ancora riuscito a scongiurare la vecchiaia, la vive nondimeno con dignità, e anche sua moglie non può fare diversamente.262 Pare che i loro interessi si siano ristretti e si siano fatti addirittura infantili. Innaffiano l’aiuola di tulipani e parlano dei fiori appena sbocciati. E le loro giornate tirano avanti in uno sfocato e precario chiaroscuro, illuminate a tratti dalle luci del passato e solo lievemente turbate dall’incognita del futuro.

Per quale motivo ΦΙΛΗΜΩΝ è un mago?263 Con le formule magiche vuole forse procurarsi l’immortalità o una vita nell’aldilà? È stato probabilmente solo un mago di professione, adesso sembra un mago in pensione, che si è ritirato dall’attività. Sopita ogni avidità e spento ogni impulso creativo, per pura assenza di poteri, egli si gode ora il ben meritato riposo, come ogni vecchio che altro non può più fare se non piantare tulipani e bagnare il suo giardinetto. La bacchetta magica è riposta nell’armadio, insieme al sesto e al settimo libro di Mosè264 e alla sapienza di ΕΡΜΗΣ TΡΙΣΜΕΓΙΣTOΣ [Hermes Trismegistos].265 ΦΙΛΗΜΩΝ è vecchio e un po’ svanito, mormora ancora qualche incantesimo per il benessere del bestiame stregato, in cambio di un bel regalo in moneta sonante oppure in natura. Ma non v’è certezza che questi incantesimi siano ancora efficaci e neppure che egli ne comprenda il significato. È anche chiaro che poco importa quel che egli mormora, perché / [Foglio 139 / 140] il bestiame potrebbe anche guarire per conto suo. Ecco che il vecchio ΦΙΛΗΜΩΝ s’incammina in giardino, tutto curvo, con un annaffiatoio nella mano tremante. BΑΥKΙΣ è affacciata alla finestra della cucina e lo osserva, apatica e indifferente. Lo ha già visto almeno mille volte in quell’atteggiamento... ogni volta un po’ più fragile, più debole... vedendolo anche un po’ meno bene ogni volta, dato che la vista le si indebolisce gradualmente.266

Mi trovo al cancello del giardino. I due non hanno fatto caso al forestiero. «Filemone, vecchio mago, come stai?», lo chiamo. Lui non mi sente, sembra sordo come una campana. Lo seguo e gli poso la mano sul braccio. Si volta e mi saluta impacciato e tremolante. Ha la barba bianca, finissimi capelli bianchi e il volto rugoso, e nel suo viso c’è qualcosa di particolare. Gli occhi sono grigi e invecchiati, e hanno un che di strano, si direbbe di vivo. «Sto bene, straniero», dice, «ma che cosa vuoi da me?».

Io: «Mi hanno detto che t’intendi di arte nera. M’interessa. Non vorresti dirmi qualcosa al riguardo?».

Φ: «Che cosa dovrei dirti? Non c’è niente da dire».

Io: «Non essere sgarbato, vecchio, vorrei imparare qualcosa».

Φ: «Tu sei certamente più erudito di me. Che cosa potrei insegnarti?».

Io: «Non essere meschino. Non ho certo intenzione di farti concorrenza. Sono soltanto curioso di sapere che cosa combini e quale magia tu stia praticando».



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